In un momento in cui le buone notizie si contano come le lucertole in Alaska, sarebbe bene non perdere del tutto le speranze residue e, comunque, imparare a guardare lontano, “nel gran lontano”, come diceva il poeta austriaco Georg Trakl. Guardare avanti con la consapevolezza di dover affrontare situazioni nuove, del tutto inedite rispetto alle abitudini consolidate che ci ponevano al riparo da dubbi, ansie, tensioni. Oggi con l’ansia ormai ci si convive, le incertezze sono l’unica certezza e gli sforzi non vengono ripagati nel modo auspicato. Eppure, eppure…. Lo sapevate che i consumi di vino nel mondo sono destinati a crescere nel prossimo triennio (secondo una ricerca di Vinexpo, che vi consiglio di andare a leggervi sul nostro numero 55, in uscita nei prossimi giorni, a pag. 16) e che la ristorazione commerciale – dopo l’impasse dell’ultimo biennio – è già in una fase di ripresa che toccherà anche l’Italia? Ce lo confermano le nostre esperienze dirette (non sono poca cosa!) ma anche i nostri inviati che, nei loro report, descrivono casi di successo che fanno a pugni con l’immagine deprimente (calo dei consumi, locali vuoti, scontrini medi dimezzati) che i media, televisivi e cartacei, ci propinano quotidianamente. A tal proposito va detto che in Europa, a dispetto dei tanti detrattori, l’editoria cartacea di qualitá non soffre affatto, tutt’altro. Nascono nuove riviste, la comunicazione è in netta ripresa, i prodotti editoriali di qualitá attirano l’attenzione e gli investimenti delle aziende: sono i numeri a confermarlo, a dispetto di ogni piagnisteo. Dobbiamo dunque vedere anche il bicchiere mezzo pieno, non solo quello mezzo vuoto. Questo appello lo rivolgiamo anche alle aziende, che ci sembrano tramortite, impaurite, sofferenti: senza coraggio si resta al palo, cari imprenditori in crisi reale o apparente. Non vi esortiamo certo a “giocare d’azzardo” o a fare progetti sulle sabbie mobili….Vorremmo solo che riusciste a fare sistema, a fortificare i vostri messaggi, a condividere i problemi con chi mostra realmente di comprenderli. Chiudersi a riccio sarebbe l’errore piú grave. D’altra parte, chi sa fare bene il proprio mestiere non deve perdere di vista le opportunitá del mercato, che non è affatto moribondo, ma dá segnali di vitalitá spesso sottovalutati. Chiaramente gli sforzi devono essere più mirati e ponderati, finalizzati a creare valore e non a vagheggiare profitti che oggi sembrano miraggi. Credo che, nella attuale situazione, solo un grande sforzo collettivo, sistemico, possa ridarci prospettive concrete di crescita. Comunicazione, sinergie, investimenti mirati, contatti di qualitá… È necessario fare network, rilanciare il proprio valore, non certo puntando sulla svendita dei propri valori, in una sorta di becera cartolarizzazione dei nostri indiscussi assi nella manica. Se questa rivoluzione non avviene in breve tempo, non riusciremo a risalire la china. Nessuno, dall’alto, ci aiuterá a risorgere, ma se ci vedranno incerti, approfitteranno delle nostre debolezze e ci daranno la mazzata finale. (A.P.S.)
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